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Un convegno promosso da Worma per giovedì 11 dicembre ore 9:30 presso la Sala Congressi dell’Hotel Carlton, via Garibaldi 93 a Ferrara.

PROGRAMMA:

ore 9:30 Saluto dell’Assessore al Turismo Comune di Ferrara Maisto

“Il Punto sulla ricostruzione: le strutture alberghiere e ricettive nel post terremoto.” Dott. Enrico Cocchi, Direttore Generale Programmazione Territoriale Regione Emilia Romagna,

“La rivitalizzazione economica dopo il sisma e la re-visione della filiera turistica locale”. Gianfranco Franz, Professore di Politiche Urbane e Territoriali, Dipartimento di Economia e Management, Università di Ferrara

 

Evoluzione strutturale del sistema-turismo nella offerta e nella domanda; Dott. Rino Siconolfi, operatore del settore turistico, 15′

Worma Lightbuilding, Arch.ti Lazzari Adriano, Henry Gallamini, Un caso-studio: Hotel Carlton: la riscoperta di un ruolo urbano. Presentazione della pubblicazione relativa ai lavori di ristrutturazione. (40 min)

Ore 12: Aperitivo

Note di progettazione:

Quando abbiamo incominciato a ragionare della ristrutturazione dell’Hotel Carlton (già Hotel San Giorgio) eravamo appena entrati nella condizione materiale e psicologica, collettiva ed individuale, causata dal sisma. Ma l’Hotel, edificio “fuori scala”, aveva resistito perfettamente all’evento contrapponendovi la propria snellezza e capacità di assorbire il tremore del “drago”. Nessuna ferita grave e nessuna traccia lasciava intravvedere gli eventi appena trascorsi.

Appariva subito evidente che la sua storia e la sua dimensione nascevano da un altro evento precedente al sisma, tutto umano, e quello non aveva risparmiato nulla, azzerando nell’intorno il disegno e la struttura della città. Eppure quelle rovine provocate dalla guerra conservavano un fatto urbano esattamente sopra la trama che preesisteva e persisteva.

Sopra quelle fondamenta fu possibile ridare alla strada la sua fisicità urbana perduta, il suo fronte: l’immagine urbana della sua architettura: “questa immagine investe il valore di tutto il territorio vissuto e costruito dall’uomo” (A. Rossi).

Come non fare un parallelo tra i due momenti della ricostruzione (il dopoguerra e il post-sisma) e come non vedere in questi momenti la capacità umana e sociale che nella ricostruzione agisce in modo sempre contemporaneo sul tessuto là dov’era ma non proprio sempre com’era?

Il dopoguerra si era “mangiato“ una strada che congiugeva la piazza e via Concia, che comunque ancora persiste nello stretto cortile tra l’hotel e gli edifici adiacenti; il dopo guerra aveva elaborato il proprio lutto con la coscienza e la volontà di costruire un mondo nuovo attraverso la cifra dell’immagine urbana, ovvero dell’architettura i cui moduli erano degli assoluti “fuori scala”. Non era con la quinta che si sono rapportati ma con il grande invaso della piazza Sacrati e con i grandi edifici storici che la delineavano. Questa scala urbana era stata percepita dagli autori della ricostruzione dell’Hotel San Giorgio come una volontà di affermare ancora una volta la propria vitalità sociale.

Il nostro tempo richiede ed esige un nuovo racconto e noi abbiamo cercato di portare alcuni elementi nuovi nella facciata. Dentro all’hotel abbiamo cercato di perforare le quinte che impedivano la percezione e la possibilita’ di unire la strada principale con il tessuto storico del quartiere medievale. Attraverso una rielaborazione dei servizi e dei percorsi abbiamo riportato alcuni solai posti a quote diverse alla quota della strada, unendo le due parti del tessuto urbano (piazza Sacrati e via Concia) facendoli interagire in modo semplice ed intuibile.

L’esterno dunque lo abbiamo scelto come paradigma della ristrutturazione dell’interno.

Mentre lavoravamo a questo organismo ci siamo resi conto che esso rappresentava un fatto urbano e che trascendeva in modo evidente la sua funzione, la sua struttura e poteva essere letto come organismo complesso all’interno di un tessuto lineare: le funzioni che esso racchiudeva in un sedime così ristretto si sarebbero potuti riscontrare in un piroscafo oppure in una unité d’habitation. Ecco dunque come si poteva svolgere il tema del recupero del piano terra: attraverso il suo relazionarsi con il tessuto urbano.

Il progetto edilizio e la sua fattibilità sono stati perseguiti attraverso il coordinamento di un team tutto locale di imprese, artigiani e tecnici eccellenti. Il budget è stato utilizzato lavorando con imprese del territorio che hanno operato in perfetta sincronia, rispettando sia i tempi che i parametri di qualità imposti dal nostro capitolato. Il complesso lavoro ha richiesto soltanto 18 giorni di chiusura dell’attività scomponendosi in cinque sotto-cantieri che hanno permesso all’albergo di funzionare sempre durante i lavori. Il lavoro e l’ottimo affiatamento instaurato ci hanno permesso di modificare e di inventare metodiche lavorative il cui risultato finale è stato il rispetto dei tempi, come se fosse stato eseguito da un’unica grande impresa generale di costruzioni.